Ricettività
Chiesa di San Giovanni Battista a Forcella

Chiesa di San Giovanni Battista a Forcella

Il complesso di San Giovanni Battista a Forcella è composto da chiesa ad aula, sagrestia trapezoidale e campanile quadrato. Risalente al XVI sec., presenta affreschi seicenteschi.

L’altopiano plestino era interessato dalla confluenza di almeno tre vie di comunicazione: quella da Foligno a Serravalle (l’attuale nazionale), la mulattiera detta della pittura di Ciglia o di val Sant’Angelo, che scende a Pievetorina, e una terza, che interessa Forcella, scendendo sul Nera per Rasenna e Renano, strada seguita da parte dell’esercito di Luigi I d’Angiò e Amedeo VI di Savoia nel 1382. A queste si aggiunge una quarta via, detta delle pecore, che dalla valle di S. Martino per Verchiano, Cammoro e Spina termina presso Spoleto; ritenuta la più breve dai pedoni e cavalieri medievali che da Camerino e dal suo contado si recavano a Roma. La chiesa di San Giovanni Battista, secondo alcune fonti, risalirebbe al X secolo e rimase dipendenza dei duchi di Spoleto fino al 1350; tuttavia, dall’analisi stilistica e costruttiva si deduce che l’attuale edificio fu costruito nel XVI secolo. Si trova lungo la direttrice sud-ovest – nord-est, sul margine occidentale di Forcella, frazione sull’altopiano di Colfiorito, a sud-ovest di Serravalle di Chienti, territorio associato alla comunità Percanestro ed Elci. Nel XIII secolo, la comunità definita Percanestro ed Elci, riferita ai due centri di dominio feudale, era costituita da villaggi situati a sinistra del fosso omonimo, in terreno pianeggiante, quali Col di Lepri, Col Pasquale, Vitellina (oggi Voltellina), Collecurti, S. Croce, Attiloni, Forcella ed Elci; a loro volta dipendevano dalla potente famiglia dei Baschi di Orvieto, che disponeva di vasti territori anche nell’Appennino umbro-marchigiano. Le comunità di Rocchetta, Elci-Percanestro e la villa Forcelle facevano parte del comitatus Camerini, ma fino al 1586 furono soggette alla diocesi di Spoleto, quando Sisto V donò quelle chiese, insieme ad altre dello stesso Appennino, all’arcivescovo di Camerino, per compensarlo della perdita della città di San Severino, elevata a città vescovile dallo stesso pontefice. Diverse chiese dell’altopiano rimasero sotto la diocesi di Spoleto perché sottoposte alla Pieve di Verchiano, che pur trovandosi in territorio folignate restò in tale diocesi. Da questa pieve dipendevano molti villaggi e castelli dell’alta valle del Chienti, da Elci a Cesi, al confine con Plestia, oltre a numerosi villaggi dell’alta valle del Menotre. Fra le chiese dipendenti da Verchiano si trovano proprio S. Giovanni di Forcella, con il rettore e sette consorelle, e S. Croce di Forcella, con rettore, un chierico, un confratello e nove consorelle. Nel Codice Pelosius l’Ecclesiam S. Ioannis de Forcella, definita curata est, è allibrata per 21 libbre e 4 fiorini. Nel XVII secolo ignoti pittori marchigiani, forse di scuola umbra, realizzarono alcuni affreschi sui pilastri dell’arco trionfale e sulle pareti del presbiterio. Tra XVIII e XIX secolo furono edificati sagrestia e campanile. La chiesa fu duramente colpita dai terremoti del 1799, 1951, 1976, 1986 e 1997, e ogni volta restaurata. Il campanile fu danneggiato dal sisma del 2016 e dai successivi, ma è già stato messo in sicurezza. Nel 1927 questa comunità, insieme ad altre dell’altopiano, chiese l’aggregazione al Comune di Foligno, non sentendosi appartenente a Serravalle di Chienti, loro capoluogo comunale, ma tale richiesta non ebbe esito positivo. Il prospetto principale sud-ovest, a capanna, è caratterizzato al centro da un portale con cornice in pietra modanata, sovrastato da una finestra rettangolare con architrave lapideo; a sinistra, in secondo piano, emerge il volume del campanile a base quadrata, intonacato, con alta cella campanaria segnata da quattro fornici a tutto sesto, coperto da tetto a padiglione rivestito in coppi, segnato alla base da un ingresso autonomo sovrastato da una piccola apertura rettangolare. In terzo piano, dietro al campanile, emerge parte del volume della sagrestia. Il prospetto laterale nord-ovest presenta a sinistra il volume minore della sagrestia, segnato al centro da una finestra rettangolare, e al centro l’imponente torre campanaria; il prospetto nord-est si presenta come una semplice parete cieca. Il prospetto sud-est è segnato al centro da una porzione di muro a scarpa, alla cui destra si apre una finestra rettangolare. L’interno, illuminato dalla finestra di controfacciata e da quella rettangolare in alto a destra del presbiterio, è costituito da un’aula unica trapezoidale, intonacata, con copertura lignea tradizionale lasciata a vista, che termina a nord-est con un presbiterio trapezoidale rialzato di un gradino rispetto al piano dell’aula, introdotto da un ampio arco trionfale a sesto ribassato con porzioni dei piedritti decorate da affreschi del XVII secolo. Sulla parete sinistra della navata si trova un grande quadro con la Madonna del Rosario tra Santa Caterina e San Domenico, contornata dai quadretti dei quindici misteri. Sull’intradosso dell’arco trionfale, che delimita il presbiterio, è affrescata l’immagine di Sant’Antonio da Padova. Alla sinistra dell’altare si apre la porta della sacrestia e subito dopo, nella parete d’altare, è affrescato un Santo Vescovo, forse San Severino, che regge nella mano sinistra, sotto il mantello, la cinta muraria della città omonima; a seguire, un pregevole dossale seicentesco che incornicia una Vergine lauretana tra San Giovanni Battista e Sant’Antonio da Padova. Alla destra del dossale, in basso, il tabernacolo e sopra San Francesco che riceve le stimmate; nella parete destra del presbiterio, San Giovanni Evangelista con l’aquila ai suoi piedi. Nell’intradosso di destra, San Venanzio, patrono della Diocesi di Camerino, in abito da milite romano, che con la destra regge l’asta di un vessillo e con la sinistra tiene sotto il mantello la città di Camerino di cui è patrono. Tutte queste immagini dipinte sono coeve e risalgono al XVII secolo; non è ancora stata fatta un’attribuzione pittorica delle opere. Scorrendo la parete destra della navata si trova un altare con dossale decorato da due colonne e un timpano aperto che contiene un quadro della Madonna del Carmelo, incoronata tra le nubi, che regge in mano lo scapolare e ai suoi piedi Sant’Antonio abate e San Tommaso, mentre al centro della scena le anime tra le fiamme del Purgatorio vengono portate in Paradiso da un angelo. In controfacciata è presente un’acquasantiera in pietra incassata nella parete.

Comune
Serravalle di Chienti
Indirizzo
Frazione Forcella, 62038, Serravalle di Chienti MC
Telefono
+39073753121
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