Il Torrione medievale
Il torrione o Porta Rondella, edificato all'inizio del Cinquecento, segna l’ingresso sud del castello; sobrio ed elegante nella sua forma semicircolare è l’elemento caratterizzante del paese.
Il torrione è costruito in mattoni e cromaticamente si integra perfettamente con gli edifici che lo affiancano. Fu realizzato all’inizio del 1500, probabilmente tra il 1526 e il 1529, in sostituzione di una porta preesistente che chiudeva la cinta muraria più a est. In origine, infatti, l’accesso al borgo avveniva tramite un’apertura a pieno sesto, oggi completamente murata, della quale è stato conservato e risulta ben visibile l’arco in pietra. Sulla sommità di questo arco è incastonata una formella che riporta la scritta “FIRMI-PETRIOLUM” sopra due stemmi affiancati. Sotto di essi è indicata la data 1529, che potrebbe non indicare l’anno di costruzione della struttura difensiva, ma quello del ritorno del castello sotto il dominio di Fermo. Accanto a quest’apertura, sulla destra, si trova un altro accesso di dimensioni ridotte, anch’esso murato. L’ampia apertura a tutto sesto, attualmente utilizzata come ingresso al castello, presenta una ghiera in laterizio contornata da una leggera cordonatura appena sporgente dal corpo murario. Essa è spostata più a ovest rispetto all’originaria e si ritiene sia stata realizzata a metà Settecento per agevolare l’accesso ai carri, poiché la strada precedentemente utilizzata era soggetta a frane che minacciavano il terrapieno. Sulla chiave di volta dell’arco è scolpito un primitivo stemma in pietra, quello della famiglia De Nobili, antichi signori di Petriolo. Sulla parete, verso destra e a media altezza, è infissa una piccola formella scolpita, la cui immagine, forse due draghi, è ormai erosa dal tempo e difficile da riconoscere. La continuità del muro è interrotta da una finestrella circolare con una grata di ferro. In cima, il torrione è coronato da una serie di beccatelli ciechi che creano un elegante gioco di chiaroscuro e sostengono la parte terminale, che si allarga per chiudersi con una leggera cornice. Sulla parete interna, la struttura mostra numerose cicatrici, testimonianza delle trasformazioni subite nel corso dei secoli. Non è escluso che il torrione possa essere stato parzialmente interrato, perdendo così una possibile scarpata e parte della sua imponenza originaria. È certo, invece, che la costruzione del palazzo comunale addossato al torrione sul lato est, avvenuta nel 1782, ha ridotto il volume della struttura, privandola dell’arredo interno e della probabile copertura originale. Nel 1785 fu presentato un progetto di modifica dell’arco d’accesso, oggi conservato nell’archivio comunale, che prevedeva una porta timpanata e bugnata in stile neoclassico. Fortunatamente, questo progetto non venne mai realizzato. Dopo la Prima Guerra Mondiale, al torrione fu addossato il monumento ai caduti, opera dalla nobile intenzione ma poco armoniosa rispetto alla struttura esistente. Realizzato in pietra bianca e caratterizzato da elementi tipici delle opere di regime, il monumento poggiava su una base composta da quattro gradini, su cui si ergevano robusti blocchi squadrati. Infissa nella roccia si trovava una maestosa spada di bronzo. Dietro, su due lapidi in pietra, sotto la dedica “Ai martiri del dovere memoria e culto”, erano incisi i nomi dei caduti, a perenne ricordo della comunità. L’opera era completata da decorazioni in bronzo. Questo monumento non esiste più, rimane solo nel ricordo di pochi e in alcune vecchie fotografie sbiadite: da decenni è stato rimosso e smembrato. I nomi dei caduti, dal 1943, sono leggibili nel Sacrario, fatto costruire dall’allora sindaco Marzio Tamburri. Il Sacrario fu eretto nell’area dell’antico cimitero, che può essere ricordato attraverso un disegno a matita dello stesso Tamburri. La zona sorge su un terreno sacro, dove già nel Settecento si trovava la chiesa del Crocifisso, come attestato dal catasto di Pietro Tartufari.