Mura

Le Mura innalzate tra la fine del II e l’inizio del III secolo d.C., le mura romane di Urbisaglia si estendono per circa 2,5 km. Ben conservate, seguivano il pendio naturale e avevano funzione più simbolica che difensiva.
Perfettamente aderenti alle esigenze imposte dalla conformazione del pendio su cui sorge la città, le mura non rispondevano tanto a necessità difensive — nell’Italia augustea, ormai pacificata, anche il problema del brigantaggio era fortemente ridotto — quanto piuttosto a una volontà di autoaffermazione e auto-rappresentazione della città, divenendo emblema e simbolo della comunità, oltre che strumento propagandistico. La tecnica costruttiva impiegata è quella in laterizio a doppia cortina. Il perimetro completo, oggi solo in parte visibile, si estende per circa due chilometri e mezzo. Lungo il circuito murario si trovavano torri di guardia a pianta poligonale, posizionate, quando possibile, a distanza regolare di circa 40 metri — corrispondente approssimativamente alla gittata di una freccia. Due sono le porte d’ingresso facilmente individuabili: la Porta Nord e la Porta Gemina. La Porta Nord era collocata al fondo di un cortile di forma trapezoidale, che garantiva una maggiore difesa: un eventuale assalitore poteva essere colpito non solo frontalmente, dall’alto della cinta, ma anche lateralmente, da una posizione sopraelevata e strategica. La Porta Gemina, così chiamata per la presenza di due aperture — tipiche dell’architettura romana — è oggi di difficile lettura, in quanto nel XIX secolo vi fu costruita sopra, in due fasi distinte, una casa colonica. Nei pressi della Porta Nord si osservano due strutture di cui resta solo il nucleo cementizio: si tratta di monumenti funerari a torre che un tempo fiancheggiavano il tracciato stradale all’esterno delle mura. Originariamente dovevano essere rivestiti da lastre decorative, contenere urne cinerarie e iscrizioni commemorative destinate a tramandare la memoria dei defunti.