Palazzo Ricci Petrocchini

Il palazzo appartenne all'antica famiglia Ricci Petrocchini che vanta tra i suoi membri Padre Matteo Ricci, protagonista di una significativa mediazione culturale durante la sua missione in Cina iniziata nel 1582.
L’edificio si affaccia su una graziosa piazzetta alberata, donata al Comune dalla marchesa Clotilde Ricci d’Azeglio. Fu proprio lei, nel 1924, ad acquistare l’area antistante la casa, un tempo occupata da una chiesa dedicata a Sant’Andrea, crollata nel 1907. Al suo posto fu realizzata quella che è tuttora l’unica piazza verde di Pollenza. L’esterno del palazzo è in mattoni di terracotta, materiale tipico delle antiche costruzioni marchigiane. L’interno conserva elementi architettonici di pregio: scale con volte a crociera, stanze disposte in enfilade con pavimenti in cotto, smalto e marmi, un salone affrescato in trompe-l’œil, finestre con vetri a piombo e una camera da letto con doppia alcova dipinta. Le principali trasformazioni dell’edificio risalgono al XVII secolo. Non si conosce con esattezza la data di costruzione del palazzo; l’unica informazione certa riguarda l’acquisto dell’immobile da parte di Giacomo Filippo Petrocchini, avvenuto il 13 agosto 1612. Solo in seguito la proprietà passò alla famiglia Ricci. Palazzo Ricci Petrocchini fu anche la dimora del pittore pollentino Fabio Failla, che ne fu l’ultimo proprietario. Al suo interno è stata ritrovata una vasta raccolta di disegni e album dell’artista. Nelle suggestive serie di opere, realizzate tra gli anni ’40 e ’60, si riflette un mondo fatto di cantori, monache, prelati, comari e amici d’infanzia, ma anche di deliziosi nudi, rovine antiche, obelischi romani, paesaggi marchigiani, spiagge, bagnanti e scenette vivaci, permeate di sano umorismo e pungente ironia. Il 9 luglio 2017, in occasione del centenario della nascita e del trentesimo anniversario della morte, Pollenza ha reso omaggio a Fabio Failla con una mostra di pittura e grafica dedicata alle sue opere, riaprendo al pubblico, dopo un attento restauro, lo studio Failla, restituendogli le antiche atmosfere.