Rocca di Percanestro

La Torre di Percanestro e i resti delle mura mostrano le tracce dell'antica rocca guelfa, a confine tra Umbria e Marche. Il borgo, immerso tra lecci e ciliegi, conserva testimonianze che vanno dalla preistoria al Medioevo, legate a Camerino e alla via della Spina.
Il paese d’Elce sorge su un pendio nell’ultima propaggine dei Piani Plestini, in una terra di confine tra Umbria e Marche. Era l’ultimo baluardo guelfo di Camerino, quindi del Ducato di Spoleto, in contrasto con il vicino Comune di Foligno, ghibellino, che dall’altra parte della valle del Vigi aveva eretto la rocca di Acquafranca (ora Roccafranca). Il nome “Elce” deriva probabilmente dall’abbondanza di piante di leccio in zona. L’antropizzazione del territorio è molto antica: sono state documentate tracce di presenza umana sin dall’età della pietra, con insediamenti stagionali di cacciatori, poi stabili di coltivatori e cacciatori una volta ritiratasi la palude. La presenza romana fu vivace, con il massimo sviluppo urbano nei Piani di Plestia. La viabilità antica, tuttora utilizzata, comprende la strada che scende verso Visso e la Valnerina Umbra e quella che da Cesi, nei Piani Plestini, si dirige verso Spoleto lungo la via della Spina, entrambe frequentate da pastori transumanti e pellegrini diretti a Loreto. La via della Spina è famosa anche per il passaggio di Annibale, che sui Piani sconfisse la cavalleria di Centenio. Nel primo Medioevo l’area era dominio della potente famiglia dei Baschi di Orvieto. Tra il 1264 e il 1265, per contrastare l’influenza di Foligno, il Comune guelfo di Camerino offrì protezione alle comunità montane di confine: gli abitanti della comunità di Rocchetta (villaggi di Cesi, Costa, Corgneto, Acqua Pagana, San Martino e Civitella) e quelli della comunità di Percanestro (Colle Lepre, Col Pasquale, Voltellina, Collecurti, San Croce, Attiloni, Forcella ed Elce) si staccarono dal dominio dei Baschi e fecero atto di dedizione a Camerino. Come segno di soggezione, ogni famiglia doveva pagare annualmente 26 soldi; inoltre, la comunità di Rocchetta offriva un palio di seta durante la festa di San Venanzo o dell’Assunta, mentre quella di Percanestro ed Elce donava una libbra di cera. Queste terre furono così incluse nel distretto di Camerino, con un proprio statuto amministrato da un podestà camerinese, che esercitava anche la giustizia di prima istanza. È ancora ben visibile il tracciato delle mura dell’antica rocca, costruite in calcare bianco e rosa. Sebbene il castello, il cui nome richiama i lecci delle pareti rupestri vicine, sia ridotto a rudere, resta in piedi parte della torre maestra. A poca distanza si trova il Santuario di San Pietro e Paolo, edificato tra l’XI e il XII secolo. Nel versante verso la valle crescono grandi ciliegi, mentre sulla parete a monte si trovano boschetti di cerro e acero campestre. Lo scenario circostante, tipicamente montano, si presenta come una compatta sequenza di boschi naturali dominati dalla cerreta.