Teatro “Giuseppe Verdi”

Il teatro comunale, dedicato a Giuseppe Verdi fu inaugurato nel 1883 dopo una lunga fase progettuale curata da Ireneo Aleandri, ha una capienza massima di 250 persone e la sala a ferro di cavallo con due ordini di palco e un loggione.
Nel 1872, divenuto troppo angusto il seicentesco teatro situato presso il palazzo del Comune, se né sancì la ricostruzione. I lavori iniziarono nell'autunno del 1873 su progetto dell'architetto Ireneo Aleandri, autore dello Sferisterio di Macerata e del Nuovo Teatro di Spoleto. Nel 1879 si decise di portare da tredici a quindici il numero dei palchetti, affidando la realizzazione dell'ampliamento all'architetto romano Francesco Vespignani. Questi tenne conto il più possibile dei lavori già eseguiti e dal 1880 la costruzione poté continuare fino all'inaugurazione, avvenuta nel 1883 con l'opera " La Favorita" di Doninzetti. L'Architetto Ireneo Aleandri fu incaricato di progettare il nuovo teatro comunale nel 1868, avendone proposto la realizzazione nell'area del convento di San Francesco, in luogo dell'originaria collocazione all'interno del palazzo municipale. La lunga fase progettuale, costellata di ripensamenti da parte della commissione teatrale, si concluse solo nel 1873 con l'approvazione definitiva del progetto e l'inizio dei lavori. Questi, però, procedettero con estrema lentezza a causa di alcune perplessità sorte all'interno della commissione stessa, che, nel 1879, chiese all'architetto settempedano una modifica progettuale finalizzata all'aggiunta di due palchi per ciascun ordine. L'Aleandri non acconsentì volentieri alla modifica del proprio progetto: per questo motivo e per le oggettive difficoltà, ormai ultraottantenne, che gli impedivano di recarsi in cantiere, fu sostituito nella direzione dei lavori dell'architetto romano Francesco Vespignani. Questi portò a termine l'edificazione del teatro con alcune modifiche rispetto all'idea originale. Al Vespignani si deve la direzione delle maggiori opere di finitura del teatro e delle decorazioni iniziate a partire 1876 con l'esecuzione di carpenterie per il palcoscenico e i meccanismi di scena ad opera del falegname Vincenzo Andreani e dei suoi fratelli. La stessa ditta realizzò, fino al 1880, buona parte degli arredi lignei e delle decorazioni nonché il portone d'ingresso. Nel 1878 risultano ordinati al Sig. Luigi Celli venti lumi per l'orchestra e collaudati i motivi floreali del soffitto realizzati dal pittore Allevi. Il completamento dell'apparato decorativo si deve a Pietro Giovannetti di S. Angelo in Pontano che lavorò nell'atrio e nei parapetti dei palchetti. Sono invece da attribuirsi ad Annibale Brugnoli i quattro grandi ovali con le allegorie della danza, del canto e della tragedia, dipinte alla fine del secolo. Il Brugnoli, che doveva la sua fama ai lavori eseguiti nel Teatro dell'Opera di Roma, dipinse anche gli ovali minori con putti musicanti. La sala, inaugurata nel gennaio 1883, ha due ordini di quindici palchi con parapetti a fascia e sostegni arretrati ed è conformata su una linea a ferro di cavallo, tipica del teatro dell'Ottocento. Il loggione, originariamente pensato dall'architetto settempedano come un terzo ordine, fu invece realizzato dal Vespignani, così come lo vediamo attualmente: un'unica balconata con il plafone poggiato sul muro d'ambito. L'arco scenico è sostenuto da due lesene binate d'ordine composito che inquadrano i quattro palchi della barcaccia. Il foyer fu decorato nel 1928 dal pittore Pollentino Giuseppe Fammilume con motivi floreali nei quali predomina il gusto per la stilizzazione che pur con qualche concessione "celebrativa" mantiene una sobria eleganza congiuntamente agli arredi lignei originali.