La quintessenza del territorio
Chiesa di Santa Lucia

Chiesa di Santa Lucia

La chiesa di S. Lucia in Sylvis è legata in modo indissolubile alla presenza dei Francescani a Pollenza.

In questo luogo, dove sorge la chiesa, nel Medio Evo era edificato uno dei cinque castelli esistenti nel circondario pollentino: Castel Gualdo. Il nome è di incerta derivazione tra il termine tedesco Wald che sta per selva, bosco, o per il nome di un capitano franco o longobardo investito del feudo per meriti di battaglia, che fece edificare il castello. Questo sito a due chilometri e mezzo da Monte Milone, col suo sperone tondeggiante di sud-ovest, ove in prosieguo di tempo è sorta l’amenissima Villa Lauri, esercitava il controllo sulla strada romana, nel triangolo Monte Milone. Tolentino-Urbisaglia, settore mediano della fertilissima valle del Chienti. L’importanza della zona era stata avvertita dai Cistercensi per primi, che vi eressero, dopo il Mille, la famosa Abbazia di Chiaravalle di Fiastra, tra le più importanti e famose dell’ordine.


Tra il secolo XI e XII, il castello vide la sua fine a causa del crescente affermarsi del più forte castello di Monte Milone della famiglia Piani (o De Pianis) probabili discendenti di antica famiglia di coloni romani che posero dimora e stanziarono a lungo nella sottostante fertile valle del Chienti. E fu tale famiglia che agli inizi del XIII secolo, sotto il pontificato di Innocenzo IV (1242 -1254 ) concessero ai primi padri francescani il permesso di edificare un piccolo ospizio utilizzando i resti del maniero.

Nel burrascoso trecento, durante le lotte sostenute dagli spirituali marchigiani per la pura e rigorosa osservanza della Regola francescana, il tempio di S. Lucia ed il suo convento non furono completamente abbandonati. Nel 1400 infatti nella solitaria chiesa viene fornita testimonianza della presenza di Eremiti e della sua continua officiatura.

Documenti datati all’inizio del 1500 rivelano la presenza nel convento dei CLARENI (gruppo di francescani seguaci del beato Angelo Clareno) eremiti dipendenti dai Vescovi, congiunti dal papa Sisto IV ai francescani, ma con un loro proprio vicario generale.

Di questo se ne trova memoria in uno scritto del Padre Provinciale Conventuale P. Orazio Civalli che nella sua visita triennale, compiuta alla fine del Cinquecento descrive la chiesa dicendo: “ il luogo è assai bello , la chiesa piccola ma devota , nella quale in una parete vi è dipinta l’immagine di S. Lucia con questo millesimo 14X1. Il P.M. Giulio da Monte Urbano ha rimodernato il convento e la chiesa. Vi è una S. Lucia con ornamenti in pietra concia assai bella, opera di Alessandro Vitali. Qui vivono questi Padri con molta santimonia. Fiorì tra di loro non molti anni sono un F. Martino da Mogliano, uomo di molte lettere e di vita esemplare e mentre visse tenne il luogo in credito e riputazione. La visita di questo luogo fu a tempo di estate, e dopo desinato si venne ad una loggia cercando qualche venticello per ricrearsi, intorno vi si leggevano bellissimi motti, come ordinariamente sogliono tenere questi spirituali nei luoghi loro”. Ai Clareni, subentrarono poi i Cappucini.Questo ordine come è noto ebbe origine nelle Marche, il primo loro convento sorse a Camerino, il secondo qui a Pollenza nello stesso anno 1528. Esso fu procurato ai nuovi religiosi dalla loro grande benefattrice, la dotta Caterina Cibo, sposa del Duca Varano di Camerino, e nipote del papa Clemente VII, che con bolla del 3 Luglio 1528 aveva approvato tale nuova diramazione francescana.

La duchessa amava trascorrere una parte dell’anno presso il castello della Rancia, e non volendo essere priva dell’opera dei benemeriti Cappuccini, procurò loro il detto conventino, prossimo al castello. Il convento è degno di ricordo soprattutto in quanto contribuì con altri tre conventi: Camerino,Albacina e Fossombrone alla compilazione delle costituzioni che ancora oggi regolamentano l’Ordine dei Cappuccini.

Nel 1539 i Cappuccini per non chiari e ragioni , e motivi sconosciuti, lasciano il convento che viene affidato ai padri Riformati Conventuali, come risulta da strumento in atti Silvio Collio, del 23 Gennaio 1539, per il quale , Sigismondo Piani, figlio di Manente Piani , abitante a Macerata, faceva dono di tale convento e chiesa , di cui era Rettore, al Padre Bartolomeo da Macerata, “con patto però che non vi fossero immessi al possesso religiosi di Ordine diverso senza licenza di esso Sigismondo o dei futuri patroni “. Per l’avvenuta soppressione della Riforma, gli stessi Padri Conventuali lasciano il convento nel 1632, che rimase chiesa fino al 1636, quando fu data ai padri Riformati Osservanti. Della presenza dei padri conventuali nel convento ne resta testimonianza in una relazione, fatta dal guardiano, richiesta da Roma sul convento e sulla chiesa di S. Lucia nel 1650 inviata ai Conventuali di Macerata. Il convento rimase così utilizzato fino al 1662, epoca della soppressione dei piccoli conventi, decretata da papa Innocenzo X.

Partiti i religiosi, i coloni della zona sarebbero rimasti senza aiuti spirituali se non fossa intervenuta la generosità di un pio benefattore: Nicola del fu Orazio Gismondi che con testamento datato 12 Dicembre 1686 “lascia per ragione di legato, che si faccino celebrare dall’infrascritto suo erede la messa tutte le feste di precetto nella chiesa di S. Lucia in Sylvis, per commodità di quel popolo”.Da questo periodo in poi la chiesa viene affidata alle cure del clero di Pollenza, passando sotto la giurisdizione della chiesa di S. Biagio collegiata di Pollenza, ed ufficiata dal 1684 secondo curato vicario Palladio di Fede del Lavoratori, e come vicaria parrocchiale dal 1749 con titolo giuridico pieno jure e relativa rendita. Nel 1937, la chiesa viene completamente restaurata per cura dell’officiante parroco don Alfonso Cartechini , vicario parroco per il periodo 1924-1953, la cura affidata successivamente ad altri vicari parroci, si ricorda don Antonio Repupilli, P. Vincenzo Zucca e P. Lino Tartarelli dei frati minori , fino a don Luigi Telloni. A seguito poi del terremoto che il 26 Settembre 1997 colpì le Marche, la chiesa seriamente danneggiata venne chiusa. Solo grazie alla caparbia volontà e capacità dell’attuale parroco della Parrocchia S. Andrea Apostolo di Pollenza la chiesa di S. Lucia in Sylvis viene restaurata e riaperta al culto dal 13 Dicembre 2008, ed annoverata tra gli Edifici Monumentali delle Marche.

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