Storia e Tradizioni
Falciatura del fieno

Falciatura del fieno

Nelle campagne del maceratese, la prima falciatura iniziava a San Venanzio, il 18 maggio, la seconda capitava di solito in agosto. La prima richiedeva la collaborazione tra vicini: squadre di falciatori, disposti uno accanto all’altro per non intralciarsi, faticavano piegati, alzandosi di tanto in tanto per affilare la “Falce fienara” con la cote, tenuta a bagno dentro un corno di bue appeso alla cintura. Il lavoro collettivo era sostenuto da canti della falciatura. Il fieno, steso al sole per un giorno o due, veniva rivoltato con forche di legno e dopo qualche tempo, ammucchiato sotto gli alberi per proteggerlo dal vento e dall’acqua. Una volta asciutto, trasportato con la treggia (slitta di legno) sull’aia, formava il pagliaio del fieno, eretto per mezzo di un’impalcatura di tre scale legate da corde. Sulla vetta si poneva un ceppo biforcuto e dopo qualche giorno si rifiniva la cima aggiungendo letame e terra. Durante l’anno, specialmente nei mesi invernali, il fieno, spezzato con la tagliatrice, veniva mischiato con la paglia per la mestica.

Tratto dal libro di Renato Mattioni “La fatica dei campi” – Il lavoro editoriale.

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