Storia e Tradizioni
La lavandaia

La lavandaia

In passato erano parecchie le donne che facevano le lavandaie, trenta, quaranta o forse di più. Abitavano tutte a Villa Potenza (una frazione di Macerata). Si iniziava a lavare da piccole. Questo mestiere di faceva per le necessità della vita, per guadagnare qualche soldo, per la famiglia, per non c’erano fabbriche e questo era il lavoro principale che potevano fare le donne povere a Villa Potenza. D’estate si andava a lavare indossando un vestito normale, scalze dentro l’acqua, e, sul davanti, per non bagnarsi troppo, si metteva un lenzuolo o una “pannella”. D’inverno non si andava al fiume (Potenza), ma alle sorgenti dove l’acqua che sgorgava sembrava abbastanza calda. Le donne indossavano una giacca vecchia da uomo e, per non prendere il sole sulla nuca, si mettevano in testa un fazzoletto legato a “ciuetta” (annodato dietro), oppure un cappellaccio da uomo. D’inverno, prima di iniziare a lavare, si mettevano a piedi pari dentro a un secchio di legno e si avvolgevano le gambe per non sentire freddo. Quando uscirono gli stivali smisero di usare il secchio. Se i panni li prendevano il lunedì (c’era di tutto, dalle lenzuola, agli asciugamani, alle coperte, alle tovaglie) tranne la biancheria intima. Nel pomeriggio dello stesso giorno, le lavandaie andavano al fiume con una piccola quantità di capi, quelli che facevano in tempo ad insaponare. Il martedì ritornavano al fiume a finire di mettere tutto sotto sapone. Al termine riportavano a casa i panni e si davano da fare per sistemarli nella secchia, per fare il bucato con il metodo della liscivia. Il mercoledì tiravano su la biancheria e davano ancora un’insaponata specialmente alle tovaglie con macchie resistenti. Poi andavano al Potenza a sciacquare. Spesso, per finire, ci voleva anche il giovedì. Le donne più svelte finivano il mercoledì. Bisognava poi affrettarsi a stendere i panni sui fili e sulle siepi. Se pioveva, si aspettava che venisse il sole. D’estate si asciugavano subito e quindi si riconsegnavano il sabato. Per riconoscere i panni, ogni famiglia ci metteva in un angolo un filo di un certo colore, nero, rosso, etc… Il sapone di solito si comprava in un negozio di Macerata, e aveva la forma di un blocco piuttosto grosso. Di solito se ne comprava un pezzo grande, come un mattone, e poi a casa, si tagliava in pezzi più piccoli. Il sapone era di due tipi, uno bianco e uno verde. I contadini invece di solito facevano il sapone in casa, perché avevano il grasso di maiale e altre sostanze di scarto. Si mettevano tre parti di grasso e una di soda caustica. Il tutto si faceva bollire in un grosso caldaio e si mescolava. Al termine si faceva raffreddare. Poi si rovesciava il caldaio e ne usciva un grosso blocco di sapone che doveva essere tagliato in pezzi normali. Tutta la biancheria che una famiglia aveva consegnato a una lavandaia era segnata con fili dello stesso colore. Per riconsegnare la biancheria si andava con un carretto portato a mano, di legno; poi arrivate a Macerata, i panni puliti si consegnavano con la canestra sulla testa.

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