Storia e Tradizioni
Lino Liviabella

Lino Liviabella

Lino Liviabella era discendente da una famiglia di musicisti: il nonno paterno Livio fu allievo di Rossini e maestro della Cappella Musicale della Basilica di S. Nicola di Tolentino. Il padre Oreste, diplomato alla Reale Accademia di S. Cecilia in Roma, fu organista e direttore della Cappella Musicale del Duomo di Macerata. Nel 1920 conseguì il diploma di Licenza Liceale e si iscrisse alla Facoltà di Lettere all’Università di Roma. A Roma, mentre frequentava l’Università, si iscrisse al Conservatorio di S. Cecilia. La decisione di dedicarsi poi esclusivamente alla musica creò qualche contrasto con i genitori e in questo periodo Lino Liviabella si rese, con coraggio, economicamente indipendente dando lezioni private e suonando il pianoforte nei cinematografi (si era ancora ai tempi del film muto). Si diplomò con L. Cozi in pianoforte al Conservatorio di S. Cecilia in Roma (1923); in questo Conservatorio fu poi allievo di R. Renzi per l’organo (diploma nel 1926) e di O. Respighi per la composizione (diploma nel 1927). Ottenne con le sue composizioni numerosi premi in Italia e all’estero. Fra i suoi lavori ricordiamo le opere: “Antigone”, “La Conchiglia”, “Canto di Natale”; le cantate “Sorella Chiara”, “Caterina da Siena”, “O Crux, ave!”, “Le sette parole di Gesù sulla Croce”; i poemi sinfonici “Monte Mario”, “La mia terra”; la Sinfonia in quattro tempi per soprano e orchestra e il Concerto per orchestra. Numerose sono le composizioni di musica da camera. Liviabella ebbe anche un’intensa carriera didattica: insegnante di Pianoforte e Direttore del Liceo Musicale di Pescara (1928), insegnante di Armonia in quello di Venezia dal 1931 al 1940 di Composizione al Conservatorio di Palermo; tenne la cattedra di Composizione per dieci anni a Bologna, città in cui si stabilì definitivamente nel 1942. Nel Conservatorio di questa città ebbe la cattedra di fuga e composizione, fu poi reggente e vicedirettore e infine, dopo aver tenuto la direzione dei Conservatori di Pesaro (1953-59) e Parma (1959-63), ne divenne direttore.

Terminò nel 1958 un trattato di Armonia, frutto dell’intensa attività didattica e nel 1964, in collaborazione con R. Monterosso, scrisse il volume “Sentir musica” (ed. Cappelli). Fu noto anche come pianista. Vinse numerosi premi fra cui: il primo premio nel concorso nazionale indetto dalla “Propaganda Musicale” per la Sonata in La minore per violino e pianoforte (1928), nel concorso della “Terza Mostra Nazionale di Musica Contemporanea” per la Sonata in un tempo per violino e pianoforte (1934), nel “Concorso Scaligero” per la Sonata ciclica per violoncello e pianoforte (1938), premio delle “Olimpiadi di Berlino” con il poema sinfonico “Il Vincitore”, ed ivi esecuzione dell’Orchestra Filarmonica di Berlino, diretta dallo stesso autore (1936), del concorso internazionale “Prix Alice Lumbroso” per la lirica La gondola (Parigi 1937), del concorso della “Fondazione Respighi” per il poema sinfonico Monte Mario (1937), premio “S. Remo” (1940), del concorso nazionale “Scarlatti” per il poema sinfonico La mia terra (1943), della fondazione “Premio Roma” per la cantata O Crux, ave! (1950), “Friuli” per Tema, variazioni e fuga per organo e il diploma d’onore del “Comitato Internazionale per l’Unità e l’Universalità della Cultura” (1962). Fu dal 1960 membro, per la musica sinfonica, del Comitato Centrale di vigilanza sulle radiodiffusioni. Ha pubblicato alcuni scritti in riviste varie, tra le quali: Laus decora (L’insegnamento del canto gregoriano nei Conservatori 1957), Arti (La cattedra di composizione nei Conservatori Musicali 1959), La Scala (Dove va la musica? 1960). Fra i suoi lavori ricordiamo le opere Antigone, La Conchiglia, Canto di Natale; le cantate Manina di neve, Sorella Chiara, Caterina da Siena, O Crux, ave!, Le sette parole di Gesù sulla Croce; i poemi sinfonici Monte Mario, La mia terra; la Sinfonia in quattro tempi per soprano e orchestra (da T. S. Eliot); il Poema per pianoforte e orchestra; il Concerto per orchestra. Numerose le composizioni di musica da camera e liriche per voce e pianoforte. Tutte le composizioni hanno avuto importanti esecuzioni in Italia e all’estero e alcune in edizioni discografiche.

Il Poema sinfonico La mia terra fu dedicato alle Marche, mentre la Rapsodia picena e i Canti popolari furono derivati della regione marchigiana per coro. Lino Liviabella ebbe a scrivere: “Gli artisti vivono in una notte piena di sorprese, portano la loro lampada, avvolti penosamente in un cerchio d’ombra; danno la luce, di cui non sanno e di cui non vogliono sapere l’essenza, perché l’importante per loro non è il sapere, ma il dare”.
(MUSICISTA, nato a Macerata il 7 aprile 1902, morto a Bologna il 21 ottobre 1964)

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