Storia e Tradizioni
Folklore e pillole di dialetto a Montelupone

Folklore e pillole di dialetto a Montelupone

Molti erano i momenti di festa nella vita del contadino, legati al calendario religioso e al ciclo produttivo dei campi. A Montelupone altrettanto numerosi erano i canti popolari, oramai quasi totalmente sconosciuti, che accompagnavano tali eventi: I canti del Natale, della Pasquella, della Passione, dell’Ascensione, dell’Assunzione, il canto de lo mete (mietitura) e do lo vatte (trebbiatura), de “lo scartoccià” (lavorazione del granoturco), delle feste de carnoà (carnevale), il cantamaggio, gli stornelli cantati a vatocco e a dispetto. Era anche una occasione per i giovani della contrada per conoscersi e magari intrecciare rapporti confidenziali. Ovviamente il canto veniva accompagnato dalla musica originata da pochi strumenti musicali; l’organetto diatonico, il cembalo o tamburello percosso e vibrato specialmente nel ritornello della canzone, a volte il triangolo.
Tecniche approssimative apprese in modo autodidatta con ampio spazio lasciato all’interpretazione personale delle musiche e dei testi tramandati oralmente di padre in figlio.

La Pasquella
Il canto della Pasquella viene proposto nel giorno dell’Epifania ( 6 gennaio), da un gruppo di suonatori e cantanti, abbigliati con costumi antichi, che percorre le vie del paese chiedendo doni che serviranno per una festa finale. Il manoscritto originale della “pasquella nova”, ricordato dal sac. Raffaele Baldassarri nel suo volume “Montelupone e il suo San Francesco”, è del monteluponese Giacomo Ceppolari e risale al 1799. Queste le prime due strofe : “Ecco al mondo il dì Felice / Che del nato Redentore / Manifesta un gran Splendore / Quale a noi spiegar non lice: Con il canto e sinfonia / Viva pasqua e Pifania – Nella grotta di Betlemme / Nascer vole il Re del Cielo / Fra i rigori del freddo e gelo / Non si cura d’oro e gemme / Ma di rozza Cappannella / Viva Viva la Pasquella …
In realtà si sente oggi più spesso cantare:

Se ce dai na sargiccetta non ce mporta s’adè piccoletta, vasta che rrembe la padella l’anno noo e la Pasquella….

Quello che segue è il testo originale del Saltarello, tipico ballo folkloristico di Montelupone. Ai quattro “sonatori” fanno seguito un folto gruppo di ballerini abbigliati con antichi costumi che eseguono la danza parte in coppie e parte tutti insieme in figura circolare. Eccone il testo:

Il Saltarello “alla recanatese” inciso dal gruppo Folk Cantina 1890 di Montelupone

Voci di: O. Pennacchioni – B. Frattari; all’organetto: F. Borroni, al cembalo: A. Propeti

Butticili de la finestra, o ricciolona, dei tuoi capelli ne vorrei na rama, Vorrei na rama, si canta lo gallo, fa chicchirichì; e se li giovani fanno la nanna, quanno la pupa non vole durmì. De tutti li capelli. Né, cara Ninella, core di mamma, ne vorrei na rama.

Dei tuoi capelli ne vorrei na rama per mette a l’orologio una catena ; una catena, olà la rriva la bella, la mamma lo sa. E se la mamma lo coje la fila joppe la ripa la fa caminà. Pe mette a l’orologio, cara Ninella, core de mamma, una catena.

Lo benedico lo fiore dell’ormo, io pe le tue vellezze vaco penanno. Vaco penanno, olà, cocca bella, cose te fa. Dopo mangiato, rempito la trippa, si tu rempitu, male mi fa. Io pe le tue bellesse Cara Ninella, core di mamma vaco penanno.

Io pe le tue bellesse vaco penanno, ahi, non repuso ne notte ne giorno. Ne notte ne giorno, là, do te pizzica, emetti la mà. A te te pizzica, a me me muzzica, s’è rrabbiato lo pizzicà. Io non repuso bella, pizzicoletta, fate la mossa, né notte né jòrno.

Butticili da la finestra, se ci stai; dammelo un becchiè d’acqua, se ce l’hai. Se ce l’hai, si, canta lo gallo, fa chicchirichì ; questi li giovani fanno la nanna quanno la pupa non vole durmì. Dammelo un becchiè dìacqua, cara Nicella, core di mamma. Se ce l’hai

Dammene un becchiè d’acqua, cara, se ce l’hai se non me la vò dare, padrona sei Padrona sei, olà, per in su, per ignò, per in qua, per in là. E se non pigli, non cuci né mpresti, li denari chi te li dà ? Se non me la vuoi dare, cara Ninella, core di mamma, padrona sei.

Tratto dalla sezione turismo del sito del comune di Montelupone

Top