Storia e Tradizioni
Il biroccio

Il biroccio

Il biroccio in passato era l’unico mezzo di trasporto diffuso nelle campagne che poteva trasformarsi in veicolo da carico per derrate alimentari, materiali da costruzione, animali, ma anche in mezzo da trasporto per persone. In occasione di particolari festività, decorato con rami verdi, serviva alla famiglia per recarsi in paese. Ma, trainato da buoi bianchi, infiocchettati e decorati con pompon e con fasce sulle quali brillavano specchietti di vetro, veniva utilizzato anche per il trasferimento del corredo della sposa nella casa dello sposo, racchiuso in quelle pittoresche cassepanche, alcune delle quali ricordano molto da vicino la decorazione dei carri stessi. La cassa, semiaperta, era messa ben in evidenza e da essa si facevano volutamente fuoriuscire gli elementi più belli del corredo nuziale.

Spesso il biroccio diventava anche una sorta di carro allegorico usato per le “feste dell’uva” o per altre manifestazioni, quasi sempre religiose, che entrano nel più profondo della tradizione.
La caratteristica principale del biroccio marchigiano, di questo mezzo tutto fare pesante circa cinque quintali, è infatti proprio quella di essere dipinto a vivaci colori nei modi che ricordano i più noti carretti siciliani. I maestri carradori inserivano con fantasia le varie immagini sugli specchi delle sponde insieme con una elaborata decorazione floreale o geometrica. Oltre ad uno specchio con la firma del carradore, non mancava l’immagine di sant’Antonio abate, protettore degli animali sulla parte anteriore; sui fianchi apparivano invece allegorie delle stagioni, figure femminili e quant’altro potesse abbellire quello che era più che un mezzo di lavoro. Pari ‘na pupa de virocciu si diceva alla ragazza troppo truccata, per analogia con le raffigurazioni del carro. La trazione – lo si è accennato – era demandata ai buoi che venivano appaiati ai lati del lungo timone e controllati per mezzo del giogo, lo strumento di legno che si appoggiava sul collo degli animali e che variava nella forma a seconda della zona. Anche il giogo era brillantemente decorato cosicché l’insieme – buoi, giogo, carro, ornamenti – costituiva un elemento caratteristico delle nostre campagne che si affiancava alla policromia dei costumi tradizionali e, in un certo qual senso, anche alla vivacità della parlata e della musica folklorica.

Tratto da “Dizionarietto delle Tradizioni e del Mangiare” del sito della Comunità Montana dei Monti Azzurri.

Top