Storia e Tradizioni
Il cammino di S. Romualdo

Il cammino di S. Romualdo

San Romualdo era un monaco ravvenate, vissuto fra il 954 ca. e il 1027. Sull’esistenza di questo personaggio c’è un fondo di verità storica, arricchita da una grande quantità di tratti, in parte leggendari, attinti dalle antiche biografie monastiche. La vita del Santo è caratterizzata dalla penitenza e dal severo rispetto della regola della privazione e della povertà. Con i suoi discepoli viveva digiunando, rispettando il silenzio, flagellandosi a vicenda e chiedendo penitenza per ogni parola oziosa. La loro ascesi si riduceva a una sorta di reclusione che li faceva apparire come già morti. Nell’arco della sua vita, il Santo compì numerosi pellegrinaggi che lo portarono in varie località d’Italia e d’Europa. Passò dal Veneto ai Pirenei, dove visse per più di un anno “di un solo pugno di ceci al giorno”, da Montecassiano, a Roma fino in Istria e in Ungheria. La continua ricerca di luoghi di eremitaggio, lo portò a stabilirsi, su concessione dei conti di Camerino, nella prediletta località di Valdicastro. Romualdo si recò in questa valle ai piedi del Monte San Vicino sicuramente per 4 volte e vi fondò dapprima un eremo, poi il monastero e l’oratorio di S. Biagiolo; luogo dove, come lui stesso aveva predetto, attese la morte.

La tradizione popolare narra che mentre S. Romualdo saliva a cavallo verso Valdicastro, l’animale si sia inginocchiato sulla pietra dell’impervio sentiero, lasciando le impronte delle ginocchia sulla roccia. Il Santo interpretò l’accaduto come un segno divino che rendeva sacri quei luoghi e decise pertanto di sceglierli per il suo eremitaggio. Nell’arco dei secoli la gente del luogo ha identificato questi segni all’imbocco della valle come “i ginocchielli” di San Romualdo. Secondo un’altra versione, le impronte sarebbero state lasciate dai giovenchi che S. Romualdo conduceva al monastero di Valdicastro. La vicenda potrebbe essere accaduta durante il primo viaggio di S. Romualdo in Valdicastro compiuto intono al 1005. In quei tempi la via più logica di salita alla valle era proprio quella che passa sul fantastico luogo dei ginocchielli. Il Santo costruì il primo eremo, un semplice edificio, nei pressi della fortezza di Civitella situata sul monte che ancora oggi si chiama la Torre.

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