Arte e Cultura
Torre di Sant’Anna di Potenza Picena

Torre di Sant’Anna di Potenza Picena

La cosiddetta “Torre di S. Anna” di Potenza Picena è ciò che resta di un edificio fortificato di origine medievale, che ha subìto vari rimaneggiamenti nel corso dei secoli. Nei documenti il manufatto viene in genere definito “edificio del Porto”, o più semplicemente, “Porto” di Monte Santo. Ripercorrere la storia della “Torre” significa dunque, in gran parte, analizzare le vicende di questo fabbricato che, dalle raffigurazioni settecentesche, appare di forma quadrangolare, dotato di cortile interno, con la porta rivolta verso il mare.

Le sue origini appaiono incerte. Il primo documento che ne attesta l’esistenza è un foglio membranaceo, forse facente parte di un registro, nel quale sono annotate le spese del Comune; vi compaiono, in particolare, acquisti di utensili per il “Porto communis”, pagamenti per il trasporto di materiale dal capoluogo al Porto, nonché per il salario di certo Alessandro di Domenico, “capitano dei Porto”. Tale pergamena risale alla prima metà del secolo XV. Nell’archivio storico comunale si conserva pure un altro foglio membranaceo, sul quale, nel febbraio del 1426, si annota la nomina di un capitano del Porto, seguita dall’inventario, forse parziale, di beni mobili conservati nell’edificio, che doveva essere, già all’epoca, fortificato. Per il secolo XVI si dispone di maggiori informazioni.

Nella prima metà del Cinquecento sono documentate presenze “barbaresche” al largo del nostro mare, pertanto si sente la necessità di rafforzare i1 Porto. Nel 1564 il pontefice Pio IV concede al Comune il privilegio di trattenere il denaro “delle pene dei malefitii” ed i beni confiscati ai rei per riparare le mura castellane nel centro abitato e la rocca del “Porto”. E’ possibile che questa venga quasi ricostruita integralmente alla fine del secolo, come ricorda una piccola lapide ancora presente sul manufatto. Si ritiene che la Torre sia opera dell’architetto recanatese Verzelli, anche se l’attribuzione si basa su notizie generiche. Relativamente al XVII secolo non è stata rintracciata documentazione rilevante, ad eccezione del rinnovo dei “capitolati” per il Porto, che, però, non si riferiscono all’edificio o alla sua manutenzione, ma solo al capitano. E’ quasi certo che l’area portuale registri in questo periodo una progressiva decadenza.

La contrazione dei traffici commerciali, in particolare nell’Adriatico, determina, forse, un diminuito interesse del Comune per il Porto, ormai utilizzato quasi solo a scopo di difesa militare e sanitaria. Se ne ha conferma nella prima chiara “descrizione” dell’edificio, forse risalente al primo Settecento, nella quale è ben messa in rilievo la “Torre quadra”, il cui “maschio” appare ancora “ben alto e forte, coperto di tegole, commodo da far sentinella”. Nonostante l’edificio sia ampio, dotato di un pozzo “d’acqua buona” entro le sue mura ed anche di una cappella “di dir messa”, esso è abitato da un solo oste con la sua famiglia; lamentando la quasi completa mancanza di valide armi da difesa, l’anonimo estensore della relazione ricorda i lavori di restauro che sarebbe necessario effettuare. Dopo la metà del secolo XVIII, a favore del Porto si registrano tangibili segni di interesse, sollecitati dalla crescita economica (questa volta limitata al mero settore agricolo) e demografica. Nel 1766 il Comune interviene in modo consistente sull’intero edificio, e, dunque, sulla Torre che sarà “coronata”, anche da merli “ghibellini”, al pari dei muraglioni perimetrali. I lavori sono documentati dagli atti consiliari nonché dalla data incisa su un mattone presente nel manufatto. A quest’epoca risale anche la prima raffigurazione, che offre la prima immagine in prospetto dell’edificio.

La pianta in scala sarà disegnata invece in occasione del primo catasto geometrico – particellare, generalmente detto “gregoriano”, che risale al primo Ottocento. Dopo la fine delle guerre napoleoniche, esauritosi il fenomeno delle incursioni “barbaresche” sull’Adriatico, viene meno anche la sua funzione di difesa; l’edificio, che in età napoleonica era stato demanializzato, viene poi lasciato in stato di semi abbandono. Dopo l’Unità d’Italia il Comune ne riacquista la proprietà e qualche anno dopo decide di demolire il manufatto conservando solo la torre vera e propria. Questa subirà un nuovo intervento nel 1884.

Tratto dalla sezione turismo del sito del comune di Potenza Picena

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