Arte e Cultura
Chiesa di S. Caterina di Potenza Picena

Chiesa di S. Caterina di Potenza Picena

Restano ancora incerte le origini del monastero e della chiesa di Santa Caterina di Potenza Picena. Secondo un catalogo generale benedettino, segnalato dallo studioso mons. Cotognini, i due complessi sarebbero stati eretti nell’anno 1280.
La prima testimonianza certa, però, è il testamento dettato nel 1348 da una signora santese, Gebelosa, la quale lascia alcuni suoi beni terrieri anche al locale convento di Santa Caterina (il documento in pergamena è nell’archivio storico comunale); l’istituto risulta pertanto esistente a quella data. Esso ha ospitato le monache dell’ordine di S. Benedetto, le quali, fino al 1840, non hanno avuto una vita comunitaria perfetta; nel monastero si riunivano donne pie, anche vedove, che si davano agli esercizi di pietà e forse all’educazione delle ragazze, senza sottostare ad una rigida regola né alla clausura. Queste ultime vengono invece introdotte nel 1840 in seguito ad un apposito capitolo celebrato nel monastero e che, insieme al nuovo regolamento, avrà l’approvazione dell’arcivescovo di Fermo. Nel 1446 il cardinale legato della Marca aveva concesso il permesso di dipingere, probabilmente nella chiesa, un’immagine della Madonna, che sarà molto venerata e diventerà meta di pellegrinaggio. La chiesa ed il monastero erano e sono intitolati a S.ta Caterina d’Alessandria vergine e martire (non a S.ta Caterina da Siena). In questo monastero hanno vestito l’abito religioso donne appartenenti anche alle famiglie più illustri di Monte Santo e dintorni. Nel 1638, ad esempio, risulta badessa suor Anna della nobile famiglia Augeni. Incontriamo poi tra le monache i nomi di Adriani, Ruggeri, Spiriti, Ciamberlani, Guarnieri, Gabrielli, Antici e Cenci. Attorno al 1760 si effettuano grandi lavori di ampliamento e di ristrutturazione del convento. La chiesa invece viene quasi ricostruita di nuovo negli anni Quaranta dell’Ottocento. Anche la comunità di S.ta Caterina ha subìto la soppressione napoleonica: dopo il 1810 il convento passa al demanio; verrà ripristinato nel 1820, durante la Restaurazione, ma subirà un’altra, forse più pesante soppressione dopo l’Unità d´Italia, in seguito al noto decreto del 3 gennaio 1861 del commissario Lorenzo Valerio; in base a tale norma alle monache viene tolta la proprietà del beni. Pur ridotte di numero, le monache possono restare in affitto nel loro convento per alcuni anni. Nel 1881 un decreto governativo impone loro la concentrazione presso altro istituto; lasciano pertanto il monastero di Santa Caterina, senza farvi più ritorno. Per qualche anno saranno ospitate dalle Clarisse; poi si offrirà loro l´opportunità di acquistare palazzo Marefoschi, detto anche Massucci, con annessa la chiesa di S. Sisto, eretta dalla confraternita della “Morte ed orazione”. Il contratto di acquisto viene stipulato nel 1887; da allora, insieme ad una lenta trasformazione dell´edificio privato in convento, inizia una nuova fase della storia delle monache, le quali da questo momento saranno denominate monache benedettine di S.ta Caterina in S. Sisto.

Tratto dalla sezione turismo del sito di Potenza Picena

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