Arte e Cultura
Il Feronia di San Severino Marche

Il Feronia di San Severino Marche

Venuta meno l’antica Sala degli spettacoli con la demolizione del Palazzo Consolare a San Severino al Monte, la città rimane priva di una sala pubblica.

Dopo un lungo dibattito in Consiglio comunale, iniziato nel 1732, alcuni rappresentanti dell’aristocrazia locale costituiscono un Condominio teatrale e raccolgono i fondi necessari per la costruzione di un teatro nella Piazza Maggiore, affidandone nel 1740 la progettazione all’architetto fanese Domenico Bianconi, che disegna una struttura in legno con pianta “a campana”, un ampio palcoscenico, tre ordini di palchi e un loggione con balconata a colonnine.

Il Teatro de’ Condomini è ultimato ed inaugurato nel 1747. Nel 1823 la struttura in legno viene giudicata antiquata e insicura a causa del pericolo di incendi, per cui la Congregazione teatrale affida la progettazione di un nuovo teatro in muratura al giovane architetto locale Ireneo Aleandri (1795 – 1885), che ha studiato presso l’Accademia di San Luca a Roma sotto la guida dell’architetto neoclassico Raffaello Stern e che nello stesso anno ha ricevuto l’incarico per la progettazione dello Sferisterio di Macerata. Aleandri, pur limitato dall’esiguità dello spazio a disposizione, progetta una struttura elegante e slanciata verso l’alto, con pianta a ferro di cavallo, tre ordini di palchi e loggione, usando per la prima volta nel soffitto le “unghiature” bibianesche che costituiranno in seguito una cifra distintiva del suo stile architettonico teatrale. La decorazione pittorica è affidata a Filippo Bibiena e Raffaele Fogliardi, mentre i cartoni delle pittura, che ornano la volta e il bozzetto del sipario, sono opera del pittore sanseverinate Filippo Bigioli (1798 – 1878) e vengono realizzati da Raffaele Fogliardi.

Il sipario, considerato un importante esempio di arte neoclassica, raffigura un tema suggerito da un gruppo di intellettuali del tempo che, ipotizzando la presenza nell’antica Settempeda di un tempio dedicato alla dea Feronia, suggeriscono di rappresentare la sacerdotessa Camurena Cellerina che compie il rito di liberazione di uno schiavo dinanzi al tempio della dea, mentre sulla sinistra si compie il sacrificio di un bue e sulla destra viene raffigurato il Fiume Potenza secondo l’iconografia adottata per il Sacro Tevere. In questo climax neoclassico, sono gli anni in cui Vincenzo Monti scrive il suo poemetto Feroniade, si decide di conferire anche al teatro il nome della dea. Terminati lavori, il teatro viene solennemente inaugurato nel 1828 con l’esecuzione di due opere di Gioacchino Rossini, Mosè in Egitto e Matilde di Shabran. Chiuso nel 1961, perché pericolante, il teatro viene riaperto dopo un lungo e complesso lavoro di restauro, nel 1985 con un concerto lirico – strumentale con l’Orchestra di Vienna e la partecipazione del soprano Katia Ricciarelli. Capienza di 442 posti.

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