Far finta di essere sani
Sono passati quasi cinquant’anni. Stupisce e rincuora il fatto che Gaber sia riuscito ad anticipare i tempi, a scrivere la nostra attualità prima che accadesse. Del resto, lui era capace di raccontare la realtà come pochi al mondo e allo stesso tempo, di andare oltre. In “Far finta di essere sani” tutto questo è evidente seguendo il filo rosso di canzoni e monologhi dalla tematica certa e forte.
L’ironia si fa dominante e a volte anche un po’ più aggressiva.
Il tema che già trapelava negli spettacoli precedenti è quasi esclusivamente quello dell’“interezza”. Pare che l’uomo attraversi una fase un po’ schizoide dove a volte il proprio corpo è distante da certi slanci ideali. L’analisi, pur alleggerita dall’ironia, può sembrare pessimistica ma suggerisce la possibilità di abbracciare le più grosse realtà sociali partendo da se stessi.
Gaber e Luporini sottolineano l’incapacità di far convergere gli ideali con il vivere quotidiano, il personale con il politico. Il ‘signor G’ vive, nello stesso momento, la voglia di essere una cosa e l’impossibilità di esserla. È forte, molto forte lo slancio utopistico.
Tieffe Teatro Milano/Viola Produzioni srl
in collaborazione con Fondazione Giorgio Gaber
ANDREA MIRÒ
ENRICO BALLARDINI
MUSICA DA RIPOSTIGLIO
FAR FINTA DI ESSERE SANI
di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
costumi Pamela Aicardi
luci Andrea Violato
adattamento e regia Emilio Russo