Palazzo Comunale
Il palazzo comunale di Cingoli.
Restaurato nel 2001 il palazzo municipale è costituito da un insieme di corpi realizzati in epoche successive nel corso dei quasi trecento anni compresi tra la seconda metà del Duecento e la prima metà del Cinquecento. Il prospetto in stile rinascimentale fu innalzato nel 1531 e, come ricorda l’iscrizione che vi corre lungo la cornice del secondo piano, per volere del celebre umanista e filosofo Egidio Canisio, cardinale di Viterbo e governatore perpetuo di Cingoli. Della fine del Quattrocento è il quadrante dell’orologio della torre, pregevole opera scultorea, scolpita da maestro Antonio da Milano. Tutto l’intervento restaurativo che il palazzo conobbe tra la fine del Quattrocento e il primo Cinquecento si deve a maestranze lombarde. Fin dalla seconda metà del Cinquecento esistette all’interno del palazzo comunale, all’ultimo piano, un teatro, poi ampliato nel corso del Settecento e dell’Ottocento e definitivamente chiuso e smantellato durante la seconda guerra mondiale. Alla data del 1843 il Teatro aveva 3 ordini di palchetti, per un totale di 50 palchi. Il Palazzo ospita al piano terra il Museo Archeologico Statale, con collezioni relative al territorio cingolano, e riferibili a età protostorica, pre-romana e romana. All’ultimo piano, all’interno della “Sala degli Stemmi”, così detta per l’impianto iconografico dedicato agli stemmi araldici dell’antica nobiltà cittadina, è esposta la celebre Madonna del Rosario di Lorenzo Lotto, dipinto del 1539, l’opera più importante del patrimonio artistico cittadino. Curiosità: sulla torre del palazzo municipale è installato, dal 1959, un faro. Già un faro. Faro che fa di Cingoli l’unica città d’altura delle Marche con un faro attivo, visibile da una vasta zona della regione nelle notti d’estate! Nel marzo 1958 il cingolano Aldo Santamarianova concorse, vincendo, per la materia “PRONTEZZA”, al quiz radiofonico “TELEFONO BIANCO O NERO”, condotto da Mike Bongiorno: devolse il ricavato del premio alla realizzazione di un faro che indicasse da lontano ai forestieri la strada per il “Balcone delle Marche”.